Sapore di Sirena di Francesca Franzoni

di Francesca Franzoni

 

La piazza brulicava di gente e risplendeva dei colori più vividi. Tutt’intorno c’erano addobbi, ghirlande, fiori e fantocci di cartapesta in occasione della festa del paese. La gente era venuta a concedersi un attimo di pace e a rallegrarsi con gli amici bevendo un po’ di buon sidro prodotto dai vicini contadini. L’aria era fresca, il cielo sereno e il porto poco lontano dalla piazza non dava segni di pericoli imminenti. Quel giorno, veniva omaggiato il mare, i pesci, i pescatori e i marinai, i quali, questi ultimi non mancavano di concedersi un bicchierino di rum lontani dagli occhi indiscreti dei più giudiziosi. I bambini si rincorrevano tra le bancarelle del mercato, ridendo e giocando con finte spade di legno. Al centro della piazza sedeva un cantastorie, un uomo di mezz’età con la barba grigia e riccia, che accordava un vecchio liuto, probabilmente vecchio quanto lui. Intorno al cantastorie si erano radunati in molti: da bambini, ad anziani, a giovani coppie e molti altri. L’uomo stava eseguendo una melodia particolarissima, mai sentita prima. Teneva spesso gli occhi chiusi, con espressione assorta. La gente intorno a lui lo guardava e lo ascoltava incantata mentre l’uomo continuava ad eseguire quella melodia. La canzone aveva un che di mistico e lontano. Suoni che richiamavano un diverso luogo di un passato dimenticato. Ad un certo punto il cantastorie parlò:

Le Sirene hanno cominciato a cantare. Le udite? Se ascoltate con attenzione riuscirete a sentire la loro voce”.

Le sirene? Si chiedeva la gente mentre parlottava a bassa voce, perplessa. Era da molto tempo che non veniva pronunciata quella parola. Pareva quasi che in molti si fossero dimenticati di quelle creature. Cosa sono le sirene? – si chiesero alcuni -Si mangiano? –domandò qualcun’altro -Ma che stai dicendo cantastorie? Non esistono le sirene! – esclamò un tale – Sì invece!- ribattè un bambino – Io le ho viste!-. L’uomo contraddetto guardò scettico il bambino e alfine esclamò con un certo cipiglio -Ah sì? E dove?-

-Shhhh! Fate silenzio- disse ancora qualcun altro frapponendosi – Lasciate narrare il cantastorie-. Il cantastorie non sembrava affatto turbato dall’interruzione, tanto che continuò a suonare anche in mezzo a tutto quel vociferare. E infine riprese la sua narrazione:

-Molti di voi forse non ricordano più, magari hanno preferito dimenticare. Qualcun altro ancora, tra di voi, è forse speranzoso di avere una qualche conferma. Le Sirene sono forse le creature che fanno naufragare i nostri migliori marinai in mare? È forse di male auspicio per noi, popolo di pescatori, nominarle? Insomma, esistono o non esistono? Vedete, persino Cristoforo Colombo e John Smith credevano di averle viste in mezzo al mare!-

Io non lo sapevo! Tu lo sapevi? Parlottava la gente.

-Ma fate un attimo appello alla vostra memoria. Ricordate che esiste un dolce canto intonato dalla sirena? Qualche marinaio sprovveduto, forse, spera ancora di farsi rapire da esso. Da quello che si dice, porta a un’estrema estasi. Che tipo di creatura è in grado di fare ciò? Un demone o una divinità? Pensate che le sirene siano delle creature che uccidono gli uomini a causa della natura crudele del loro animo? Forse è così. Forse il loro canto non è che un dolce inganno. Per questo vi dico attenti. Bellezza e morte. Il mistero di questo contrasto non può che sedurre gli animi più incauti ma anche i più impavidi e coraggiosi- Molti sanno che le Sirene sono mito, incanto, fascino, persuasione. Per questo motivo qualcuno spera ancora di intravederle tra gli scogli, in mezzo all’oceano. Esse sembrano aver travalicato i confini del sogno e della realtà collocandosi in una dimensione…diversa-

Il cantastorie fece una breve pausa. Gli occhi gli brillavano e in quell’attimo sorrise. La folla rimaneva attenta, in silenzio. Persino i più scettici erano diventati in qualche modo curiosi. Desideravano saperne di più, chiedendosi come loro, popolo di pescatori, abbiano potuto dimenticarsene. Il cantastorie interruppe per un momento la musica e si rivolse direttamente al suo pubblico. Quindi disse:

-Sirene. A volte basta solo una parola per scatenare un sentimento di fascinazione. Quella parola ha il potere di bloccarti, incantarti, stravolgerti. All’interno di una storia, quella parola è come se fosse l’unica brillante, viva, luminosa. Quando si è colti da un così improvviso incantamento, è difficile orientarsi. D’altronde, parliamo di ammaliatrici, parliamo di Sirene. Era il loro compito far naufragare anche i migliori marinai- a queste ultime parole qualche marinaio fece gesti contro la sfortuna.

-Ma sapete, le Sirene non nascono dagli abissi come tutti credono. – Si fermò, fece un respiro e poi disse – Le sirene sono nate tra le stelle-

Le stelle? Ma come, che dice? Proprio le stelle?

– Volete che vi racconti la storia di una sirena nata tra le stelle, e di quello che le successe dopo? – Sì!Sì! Sì!- risposero in molti.

-Allora chiudete gli occhi. E se avrete voglia di riaprirli, chiudeteli ancora. E ancora un’altra volta se non bastasse. Lasciatevi cullare da questa melodia che una sirena mi cantò una volta. E lasciate che vi racconti la storia che lei tempo fa mi raccontò-

Il cantastorie continuò a narrare le vicende della sirena alla folla, che rimase lì ad ascoltarlo e a fare commenti per tutto il tempo. Ormai era quasi il tramonto. Colori caldi e densi riempivano il cielo, mentre da lontano cominciava a trasparire la luna, complice di tutte le storie sulle sirene. La memoria distrusse ogni barriera del tempo e dello spazio, così la musica e le parole del cantastorie condussero la folla con lo sguardo e con la mente al di là del cielo conosciuto. Era come se fossero salpati dalla Terra con un veliero che solca i mari del cosmo. Il tempo cominciò a riavvolgersi all’indietro e il veliero riportò la mente verso un tempo molto molto lontano, buio e insidioso. Il suono delle onde del mare che si infrangevano contro gli scogli si faceva sempre più lieve, e la Terra cominciò a ad allontanarsi fino a scomparire, mentre al suo posto, un altro tempo e un altro spazio inghiottivano la mente. Una voce cominciò a cantare una canzone, mentre la vita cominciava a dissolversi lentamente in tutto il cosmo.

 

Il mio cuore d’inverno si posa, e tra rovi di spine in eterno riposa.

Il sangue si sposa alla terra e al gelo. Animali notturni lo sentono, lo bevono, grande è il loro zelo.

Scintille di rabbia in quegl’ occhi furenti; si avvicinano, ci cercano, quindi state attenti!

Dobbiamo svelar l’inganno di questo gioco, trovare della legna, accendere un fuoco!

O senza quella legna, saremo presto marciume nella fogna.

Mi dispiace ma non riesco più a fingere. E un cuore spezzato è l’unica cosa che riesco a dipingere.

Un muro intorno al mio cuore ho riposto, nel gelo d’inverno di un amore scomposto.

Vedo braci lontane, rabbiose. Belve senza facce che mi guardano e ridono come poche cose.

Ma tu che ne sai, umano? Cha ne sai del cuore di una sirena? Esso batte impetuoso e per amore si dimena!

Finito è l’inverno che mi ha affranto. Muoio nell’acqua, mentre affogo nel mio pianto.

 

 

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